Poesia di Eugenio Montale
Maestrale
S'è rifatta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.
Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.
Lameggia nella chiarìa
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.
O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto co' tuoi raccolti diti
protesi in alto, guarda:
sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai:ché tutte le cose pare sia scritto:
«più in là»
La visione dell'ampia distesa marina in cui calma e tempesta si alternano con vicenda incessante, suscita nel poeta profonde riflessioni. Voci e bagliori si interseca.no in un groviglio di immagini, che assumono il valore di simbolo; secondo le caratteristiche della lirica moderna. Il verso volutamente aspro e chiuso, ben si accorda alla particolare interpretazione data dal poeta al mare, che tanto ama e nel quale sente di immedesimarsi.
Bellissimo lo scorcio panoramico soffuso di intenso azzurro: da esso balzano evidenti la strana pianta e il rapido volo di uccelli marini, che si ricollegano al moto incessante del mare, tangibile esempio dell'umano desiderio di evadere dal mondo.