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Storia di Arlecchino
Viva il Carnevale
La storia di Arlecchino

Era tempo di Carnevale. 
Alcuni ragazzetti parlavano dell'abito che avrebbero indossato per una mascherata.
Io mi vestirò da Pierrot.
Io da Pulcinella.
lo da Brighella.
Un fanciullo, che si chiamava Arlecchino, ascoltava in silenzio. .
E tu, come ti vestirai? - gli chiese un compagno. ,
lo non ho il vestito per andare in maschera.  La mia mamma non può comperamelo.
Tutti pensarono:  Anche Arlecchino deve divertirsi con noi. - E uno propose: Domandiamo alle nostre mamme un pezzo di stoffa per fargli un vestito. 
Corsero subito a casa e tornarono con tanti ritagli di stoffa di tutti i colori. .
Sono troppo piccini; non servono a niente, disse qualcuno.
Ma Arlecchino era tutto contento e rispose: La mia mamma è brava a cucire, penserà lei.
Difatti la sua mamma ritagliò tutti quei pezzettini di stoffa; in triangoli, quadrati, cerchi, rombi e con molta pazienza li cucì insieme. Arlecchino ebbe un vestito di cento colori. Andò a divertirsi insieme ai suoi compagni che, vedendo quella maschera nuova, gridarono:
Evviva Arlecchino! Evviva Arlecchino!

Maschere di Carnevale
I fanciulli, travestiti con allegri costumi, ci fanno pensare alle antiche maschere del teatro italiano. 
Ogni città aveva il suo personaggio caratteristico, che portava sul palcoscenico il suo dialetto, le sue abitudini, i vizi e i difetti del suo luogo d'origine.
Napoli aveva il Pulcinella,Torino Gianduia, Milano Meneghino, Bologna il dotto Balanzone, Venezia Pantalone...
Ma il più buffo, il più atteso, il più benvoluto, era ed è sempre il bergamasco Arlecchino dal vestito a toppe variopinte, che con le sue tasche vuote e il suo brio comunica a tutti il bonumore.

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