Carnevale Romano
Racconto di Carlo Goldoni
In Italia, l'apertura del Carnevale si fa quasi dappertutto alla fine di dicembre o al principio di gennaio: ma a Roma, codesto periodo di allegria e di follia, singolare per la libertà delle maschere, comincia solo nell'ultima settimana: le maschere non son permesse che dalle due alle cinque del pomeriggio, perchè verso sera ognuno deve andare a faccia scoperta.
Si può dire quindi che a Roma il Carnevale duri soltanto ventiquattr'ore, ma quelle ore sono bene impiegate.
Non si può avere una idea del brio e della magnificenza di quegli otto giorni: per quanto è lungo il Corso, si vedon quattro file di carrozze ornate riccamente, delle quali le laterali sono soltanto per vedere le altre due nel mezzo; sui marciapiedi corrono frotte di maschere a piedi, che non sono gente bassa, e cantano, fanno scherzi, lazzi l buffissimi e lanciano nelle vetture confetti a staia che vengono loro rimandati a profusione, in modo che la sera poi si cammina su farina zuccherata.
Il brano tolto dalle Memorie del grande commediografo, fa conoscere lo sforzo e il brio che caratterizzano il Carnevale romano. Le quattro file di carrozze, l'accenno alla condizione sociale della gente che partecipa al tripudio, le loro manifestazioni gioiose, ma soprattutto il lancio di confetti senza economia hanno il potere di trasportarti in quell'ambiente spensierato, facendotene gustare la festosa magnrficenza.