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Ricordi di scuola
di Guelfo Civinini

 I miei ricordi di scuola incominciano proprio dal primo giorno e da un terribile scarabocchio che mi venne giù dalla penna sulla pagina bianca del primo quaderno col quale mi trovai alle prese: che era quello delle aste. Me lo ricordo come fosse ora, come se qui m'avessi la pagina rigata del quaderno aperto, con quelle verghette nere segnate al principio della doppia riga e poi accennate appena da filetti sottili, guida alla penna maldestra dei poveri bimbi posti a quel triste cimento.
Ricordo anche il banco in cui ero seduto, che i temperini dei grandi avevano riempito di lettere e di sbreghi e che era a due posti. Accanto avevo un bimbetto, al banco davanti era seduto il solito ragazzo dai capelli rossi che è immancabile in tutti i banchi di scolari.
Mi ricordo che mi era di gran disagio e tristezza trovarmi a sedere a quel brutto banco di scuola. Non bastava. Venne giù dalla penna anche quel brutto scarabocchio.
Colpa certo del calamaio, uno di quei vecchi calamai di piombo fatti a bicchierino e cacciati in un buco del banco.
Ma io altro non vidi che quella brutta macchia nera in mezzo al foglio bianco, altro non capii se non che m'era accaduta una grande disgrazia, che mi degradava, che m'insudiciava, che mi metteva alla pari, e anche più giù, di quei miei due vicini che puzzavano di sudicio e di selvatico, ma che avevano i loro quaderni puliti.
Un po' resistetti, per la vergogna. Poi l'avvilimento e la disperazione mi vinsero e ruppi in un pianto così violento e inconsolabile che dovettero rimandarmi a casa.
Così s'iniziò per me l'arte del bello scrivere. 

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