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La storia del libro
di Mimì Menicucci

Oggi il libro è diventato non soltanto utile, ma necessario. Non c'è bambino, anche piccolissimo, che non abbia avuto in dono un bel libro illustrato, non c'è vecchio, ormai presso ad andarsene da questo mondo, che non sfogli, di tanto in tanto, coi suoi occhi stanchi, le pagine di un libro da cui può apprendere sempre qualche cosa.
Il libro, oggi, non costa molto ed è di facile fabbricazione, ma si lacera anche éon facilità.
Altrettanto non potevano dire i ragazzi babilonesi che avevano, sì, i loro libri, ma... di terracotta.
In Babilonia, dove si costruivano monumenti e abitazioni di mattoni, si erano naturalmente accorti che sull'argilla fresca si poteva scrivere e che, dopo cotta, l'incisione rimaneva in maniera indelebile.
Quindi, ogni mattone era una pagina da poter tramandare ai posteri senza pericolo che si lacerasse.
Solo un po' scomodo a portarli questi libri degli antichi Babilonesi! Ma queste mattonelle di argilla, pur essendo fragili, hanno resistito al tempo e noi abbiamo così potuto leggere quello che è stato scritto almeno quaranta secoli fa.

Gli Egiziani avevano una scrittura originale, fatta non di lettere (essi non conoscevano l'alfabeto) ma di disegnini.
Una cosa complicata far tutti quei geroglifici sulla pietra o sulla terracotta, e poiché il bisogno aguzza il cervello,

ecco gli Egiziani adoperare una specie di corteccia resistente ricavata da una pianta che cresceva abbondante sulle rive del Nilo: il papiro.
Questa corteccia veniva divisa in striscioline sottilissime che venivano poi rimesse insieme e incollate saldamente su un materiale più resistente, fornendo così, agli Egiziani, un bel rotolo su cui poter tracciare le loro figuri ne.
Una cannuccia intinta in un liquido colorato permise di scrivere, se scrittura questa si poteva chiamare.

Questa maniera di scrivere con una cannuccia intinta in quella specie d'inchiostro fu usata per molti secoli.
Tutti se ne trovarono bene, meno le placide, candide, pennute oche perché alla cannuccia si sostituì, col tempo, una penna d'oca debitamente appuntita.

Si dice che gli Egiziani abbiano voluto impedire al Re di Pergamo di costituire una biblioteca simile a quella di Alessandria ed abbiano proibito l'esportazione del papiro.
Questo fatto, vero o presunto, sarebbe la causa del ricorso alla pergamena come materiale scrittorio.
Infatti essa assume importanza sotto gli Attalidi, re di Pergamo nel Il secolo a.C.

La pergamena è pelle di capra, di pecora, di vitello debitamente conciata e resa liscia e morbida e poteva egregiamente sostituire la corteccia del papiro.
Ed ecco che, oltre le oche, anche altri innocenti animali sono costretti a pagare il loro contributo alla cultura.
Se le oche davano le penne, questi ci rimisero addirittura la pelle.
Da Pergamo l'uso della pergamena o cartapecora si diffuse in tutto il mondo e quest'uso durò per tutto il Medio Evo.

La pergamena aveva un difetto, chiamiamolo così, di strapparsi con difficoltà. Inoltre era difficile cancellare la scrittura: occorreva raschiarla con il pericolo di lacerarla.
Ne sapevano qualcosa gli scolaretti che avrebbero voluto levar di mezzo qualche errore che invece stava lì a ricordare una loro disattenzione.
Per fortuna la pergamena era poco usata nelle scuole perché gli scolari si esercitavano con le tavolette cerate.
Tavolette ordinariamente di legno, scavate su di una facciata e ricoperte di cera.
Vi si incideva con una punta, lo stilo, si cancellava con il raschietto dopo aver rammorbidito la cera con l'olio.
Le tavolette potevano essere abbinate ed allora le due facce esterne facevano da copertina.
Due tavolette formavano il dittico; tre, il trittico, più tavolette costituivano il «codice», dalla parola latina «codex », o «caudex », che significa corteccia. Il termine, in seguito, è passato ad indicare una raccolta di leggi.

Verso il 1200 appare la carta confezionata con gli stracci.
II nuovo materiale scrittorio entra presto nell'uso comune nonostante la lotta per mantenere, almeno per gli atti ufficiali, l'uso della pergamena. La carta non è troppo fragile per durare un giorno, né troppo resistente per durare molti secoli, ma, in compenso, è di facile fabbricazione e di poco costo.

Poi, dalla penna d'oca si arrivò al pennino d'acciaio e, da questo, nei tempi moderni, alla penna a sfera.
Non c'è più bisogno di intingere perché la nuova penna contiene anche l'inchiostro.
Si dice che di queste invenzioni, le oche siano molto soddisfatte.


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