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mani3
Poesia di Vincenzo Fiaschitello
Angelomaria

Si perdeva la mia mano nella tua,
carnosa e callosa, solcata da ferite
antiche come venature nella pietra.
Com'era corroborante il tuo saluto,
Angelomaria, mio saggio amico
contadino che curavi con passione
unica la piccola vigna accanto
alla modesta casa. E mi parlavi
del giovanile viaggio in Venezuela,
del lungo disagio e dell'affrettato ritorno,
poiché era legato a questa terra il tuo destino.
Bevevi a San Martino il buon vino profumato.
Di questa amicizia il ricordo è così levigato
dal tempo! Pure ti rivedo ancora con il capo
spuntare tra la porpora dei pampini,
legare tralci agli antichi e corrosi olmi,
strappare erbe e sarmenti tra i rugosi rami,
insufflare di verderame l'intero vigneto.
Questo campo di limpida contrada vide
correre la tua fatica di tralcio in tralcio
e mai piegò il vento la tua fierezza.
Ora non c'è più la vigna: i rovi e le erbacce
l'hanno invasa, non c'è più nulla di santo.
Solo i filari degli ulivi lungo i clivi
delle remote colline risplendono
di verdeggianti lampi di luce.
Tanto più in là riposi... nel camposanto
del tuo piccolo paese!

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