Poesia di Piero Tucceri
Quella mattina
Mi svegliai,
quella mattina.
Mi alzai,
dicendo a me stesso:
non c’è più!
Mia Madre,
non c’è più!
Mia Madre,
se n’è andata!
Mia Madre,
per sempre
se n’è andata!
Esitai,
prima di toccar
coi piedi il pavimento.
Esitai.
Perché la vita
senza lei
mi spaventava.
Guardai
i miei cari.
E una fitta
sentii al cuore.
Perché un ragazzo
mai dovrebbe provare
un simile dolore.
Allora,
piansi.
Allora,
sentii le lacrime
scivolar lungo le guance.
Mentre, dalla finestra,
vedevo il mondo
che seguitava a correre.
Un mondo,
terribilmente monotono.
Un mondo,
che sempre corre
pur non sapendo dove vada.
Allora,
mi rifugiai
nei miei ricordi.
Allora,
ascoltai i rumori.
Allora,
ascoltai anche
il minimo rumore.
Ne cercavo uno
che mi ricordasse
quello dei suoi passi.
Ne cercavo uno
che somigliasse
a quei rassicuranti passi.
Cercai ancora
nella mia memoria.
Cercai
la sua voce.
Cercai
il suo viso.
Cercai
il suo sorriso.
Per tenerli con me.
Per farmi fare
un po’ di compagnia.
La Sua fine
fu annunciata
da un impietoso male,
che lascia però il tempo
di salutar la vita.
Così, ci abbracciammo.
Ci abbracciammo
avvolti da parole
mai dette prima
con la stessa intensità.
Così, ci ascoltammo.
Ci ascoltammo
con tanta tenerezza.
Insieme,
ci affidammo.
Avvolti in un dolore
che mi fece specchiar
negli occhi del suo Amor.