Poesia di Marino Moretti
Il professore della Terza B
Tempi della Battaglia di Maclodio
e delle brevi favole del Clasio ,
foste pur belli! Poi venne il ginnasio,
e venne l'uggia, il malumore, l'odio.
Ah, tu sorridi, professore. Sì,
anche l'odio. Nessuno, professore,
t'ha serbato nel cuor tanto rancore
come un alunno della Terza B.
Segnavi i voti nelle caselline,
tu, né sapevi la mia forza ascosa :
dall'alto della cattedra corrosa
vedevi solo delle teste chine.
Eri un purista: ti piacea - ricordo -
il Trecento: Cavalca e Passavanti.
Eri brutto. Eri goffo, anche, davanti
agli scolari intimiditi, e sordo.
Eri malato, non avea più sete
di vita il tuo pensiero trecentesco;
eri pago del tuo nome tedesco
con sopra l'o, la dieresi di Gòte.
Eri tisico, forse. Avevi accanto
l'alito della morte. Ed io t'odiavo
perché no, non potevo essere bravo.
Ora, fraterno spirito, ti canto.
Canto la tua tristezza, il tuo sconforto
inconfessato, il tuo Cuore deserto,
la tua povera carne che ha sofferto,
la tua dottrina goffa. Ora, sei morto.
Poi che accettasti l'ultimo congedo
serenamente, io ti ricordo e t'amo;
poi che siam lungi e più non ci vediamo,
io ti ricordo e t'amo e ti rivedo.
Oh, ti rivedo pallido, con una
ombra sul viso, pedagogo imbelle.
Avevi a casa le tue bimbe belle,
le bimbe bionde e la moglietta bruna;
e tutte era n così buone e così
pallide che vegliavano il tuo male
quasi indulgendo al sogno dottrinale
del professore della Terza B.
da Poesie scritte col lapis
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