Il canneto rispunta i suoi cimelli
di Eugenio Montale
Il canneto rispunta i suoi cimelli
nella serenità che non si ragna:
l'orto assetato sporge irti ramelli
oltre i chiusi ripari, all'afa stagna.
Sale un'ora d'attesa in cielo, vacua,
dal mare che s'ingrigia.
Un albero di nuvole sull'acqua
cresce, poi crolla come di cinigia.
Assente, come manchi in questa plaga
che ti presente e senza te consuma:
sei lontana e però tutto divaga
dal suo solco, dirupa, spare in bruma.
Il canneto rispunta i suoi cimelli L'ora afosa del mezzogiorno ricorre spesso nella poesia Montale: ogni volta le immagini sono diverse, ma semp danno lo stesso senso di vuoto, di immobilità, di attesa. ç all'inizio sono rappresentate due immagini: nel canneto nell'orto le canne e i rami si ergono dalla terra assetata versr cielo sereno, nell'ora dell'afa; poi lo sguardo vaga verso mare, che sotto il sole alto sembra perdere colore, e verso cielo dove si disfano e crollano cumuli leggeri di nuvole. Ogni immagine sembra rimandare questo senso di vuoto e attesa, che poi si precisa come l'assenza di una donna lontar Tutto sembra sentire la sua mancanza: la terra pare desiders la e consumarsi nell'attesa; le cose appaiono senza senso.