Poesia di Domenico Marras
Darei un anno di vita
Anche se anni da vivere, purtroppo,
me ne sono rimasti pochi pochi,
uno lo darei molto volentieri,
pur di passare un' intera mattina,
come spesso facevo in fanciullezza,
seduto in un punto molto elevato
di Monte Iradu, da cui si domina
Giusei, Iscala e Dori, Badde Marina,
So Baddigioso, Sa Seddas de Nanni,
e giù, Ferru Ezzu e Funtana Lamposa,
per vedere i buoi tirando l'aratro
e gli aratori, appresso, che guidano,
e di questi sentire anche le voci,
sempre dolci, quasi delle preghiere,
e sol di rado dure, minacciose,
con le quali incitano i loro gioghi
a tirare con più costante lena.
Per vedere i ragazzi e le ragazze,
anche loro impegnati nella terra,
e anche di loro sentire e ascoltare
l'allegro chiacchiericcio, e le canzoni,
col tema ricorrente dell'amore.
Per vedere, e ascoltar le concitate
voci dei gabbiani, alieni venuti
dai vicini mari per consumare
un lauto pasto a base di lombrichi.
Per sentire, senza vergogna alcuna,
bensì con dichiarato gran piacere
(ovviamente se fortunatissimo
in quanto i pacifici e malfamati
ciuchi, all'infuori del mese di maggio,
raramente fan sentire musica),
un baritonale raglio d'asino
echeggiare per tutta la vallata.