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Poesia di Arthur Rimbaud
Sull'onda calma e cupa dove dormono i cieli 

Sull'onda calma e cupa dove dormono i cieli
Ofelia immacolata placidamente va,
Va come un grande giglio, sopita in lunghi veli.
Nei boschi si diffonde dei corni l'ansietà.

Più di mill'anni Ofelia dentro la sua tristezza
Passa, fantasma bianco, sull'acqua eterna e nera,
Più di mill'anni sono che la sua dolce ebrezza
Mormora la sua storia al soffio della sera.

Le bacia i seni il vento e in corolle dispiega,
Cullati dalle acque, languidamente i veli.
Un salice piangente sopra di lei si piega.
Sull'ampia fronte assorta si chinano gli steli.

E le ninfee s'adunano, gualcite, a sospirare.
Da un ontano che a volte distoglie dal riposo
Fugge un brivido d'ali da un nido al suo passare.
Dagli astri d'oro scende un canto misterioso.

Pallida Ofelia, bella come neve, violento
Un fiume t'ha strappata alla tua verde età!
E' che dalle montagne della Norvegia un vento
Cadendo t'ha parlato dell'aspra libertà!

E' che nel soffio ignoto che t'ha sconvolto il manto
Dei capelli, il tuo spirito stranieri accenti udì;
E il tuo cuore la voce della Natura al canto
Delle notti e nel pianto degli alberi scoprì.

E' che al rombo del mare, un rantolo possente,
Il seno troppo umano e acerbo si turbò;
E un mattino d'aprile un povero demente,
Bel cavaliere pallido, a te si inginocchiò!

Povera folle, al sogno - la libertà, l'amore,
E il cielo! - ti sciogliesti come la neve tu.
A quel miraggio spense la voce lo stupore.
Sgomentò l'infinito la tua pupilla blù.

Ed il Poeta canta che, a notte, sotto cieli
Di stelle, cerchi i fiori che avevi colti già,
E che sull'acqua ha visto, sopita in lunghi veli,
Ofelia immacolata che come un giglio va.

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