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Divina Commedia del sommo Poeta: Dante Alighieri

Inferno - PurgatorioParadiso

I 100 Canti

Divina Commedia di Dante Alighieri



Non ti meravigliar, o lettore, se Dante
faticò a lungo e se di fatica si smagrì
nel comporre questa altissima opera,
perchè lo stesso accadde a me nell'esporla.
Benvenuto Da Imola

Raffigurazione delle tre cantiche della Divina Commedia - Domenico di Michelino (1465)

Dante Alighieri : Firenze e le tre cantiche

« Che cosa è la Commedia? È il mondo universale del Medioevo realizzato dall'arte»: così Francesco De Sanctis scriveva e lo stesso concetto aveva espresso il Carlyle con la bella e fortunata immagine che Dante nella Commedia « diede voce a dieci secoli di silenzio».
A prima vista, parrebbe che non si sarebbe potuto più felicemente, d'un colpo, con una breve frase, abbracciare l'immensa e svariatissima materia del poema, e, insieme, collocare il poeta nel posto che storicamente e letterariamente gli compete. A cominciare, infatti, dal racconto stesso del viaggio oltremondano, non c'è dubbio ch'esso appartiene a un genere di composizione particolarmente in voga nel Medioevo, e che, come le composizioni analoghe, anche la Commedia è pervasa da un'idea morale-religiosa (il peccato e la salvazione dell'anima) e si propone un fine morale-religioso (ricondurre gli uomini alla virtù, per il conseguimento della vita eterna). Sotto un altro aspetto, poi, il poema si presenta come una summa del mondo scientifico, filosofico, teologico, politico, storico, culturale del Medioevo: c'è la scienza e filosofia di Aristotele, secondo l'insegnamento, fondamentalmente, di San Tommaso; c'è la politica dei trattatisti del tempo, che ragionavano astrattamente della potestà universale dell'Impero, prescindendo dalle condizioni di fatto e basandosi su principi ideali e assoluti; c'è la storia d'Europa come eco, piuttosto vaga, di notizie, e c'è la storia d'Italia e in particolare in Firenze, tra il secolo XIII e il XIV, come informazione diretta e mmuta; c'è il sapere attinto a quelle stesse au- torità che il Medioevo riconosceva e riveriva (la Bibbia, anzitutto, e Aristotele; poi, i poeti e gli storici, Virgilio, Orazio, Ovidio, Lucano, Stazio, Livio, Valerio Massimo, Paolo Orosio, i filosofi morali Cicerone e Seneca, gli scienziati Galeno, Ippocrate, Plinio, Tolomeo, ecc.): e la reverenza del poeta verso tali autorità è così assoluta da lasciar sopite anche in lui le facoltà critiche.
E ci sono i miti e le superstizioni medievali, accolti anche da Dante come verità: egli crede, per esempio, alla salvazione di Traiano risuscitato, alla inconsapevole predizione virgiliana della nascita di Cristo, alla venuta di Enea in Italia, se non addirittura alla reale sua discesa nell'Inferno, agl'influssi degli astri sulla natura e sugli eventi terreni, alle arti magiche, ai sogni, ai vari poteri dei diavoli, e via dicendo. Parimenti, la contaminazione del mondo pagano e del mondo cristiano, caratteristica dell'età medievale, è continua nella Commedia: l'antichità pagana, filtrata attraverso il Medioevo, è messa liberamente dal poeta a servigio del suo poema cristiano e talvolta con risultati stridenti, come in altre opere del tempo. Minosse, per esempio, conserva nel poema dantesco la funzione di giudice che ha nell'Inferno pagano; ma è deformato medievalmente da un ringhio demoniaco e dalla coda, con la quale sentenzia, appiccatagli dal poeta.
Cosi, divinità e mostri della mitologia pagana, trasformati in demoni, trovano largo impiego nella funzione di guardiani e tormentatori dei dannati (Caronte, Cerbero, Pluto, Flegiàs, il Minotauro, i Centauri, le Arpie), o son diventati figure simboliche di categorie di peccati (le Furie, Medusa, Gerione).
I quattro fiumi dell'Inferno dantesco sono gli stessi della mitologia pagana; ma derivano dalle lagrime della statua allegorica del Veglio, che Dante tolse da Daniele, ma collocò nell'isola di Creta, dove, secondo il mito pagano. era stata l'età dell'oro. Virgilio stesso è trasfigurato dalla tradizione medievale, che ne aveva fatto un sapiente; e Dante lo fa talvolta discettare addirittura come un teologo cristiano.
Il messo celeste (Inferno. IX) rampogna i diavoli adducendo l'autorità di un mito pagano; e Cristo stesso è chiamato « sommo Giove, che fosti in terra per noi crocifisso ». Se, poi, consideriamo la stessa forma mentir di Dante come uomo di studio e pensatore, essa ci appare tipicamente medievale.
La notizia data dal Boccaccio, ch'era costume di Dante, qualora sei o otto o più o meno canti n'avea, quegli, prima che alcun altro gli vedesse... mandare a messer Cane  della Scala...e poi che da lui eran veduti, ne facea copia a chi la volea, ( l'amicizia tra Dante e Cangrande cominciò circa il 1313, quando l'Inferno era già pubblicato), dev'essere sostanzialmente vera; come le novellette, narrate dal Sacchetti, del fabbro e dell'asinaio che recitavano il Dante a memoria , storpiandolo, attestano, attraverso la leggenda cui appartengono, un'effettiva diffusione orale di parti del poema e insieme la rapida corruzione del testo, già in atto, vivente il poeta ( si pensi al cruccio del Petrarca per lo scempio che si faceva delle sue rime).

Il poema è diviso  in tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso)

Poichè Dante nacque tra il maggio e il giugno del 1265, viene ad essere indicato il 1300 come data degli avvenimenti narrati nel poema (altre date sono assai meno fondate). Probabilmente Dante assunse questa data essenzialmente perchè fu l'anno del giubileo, quasi data fatidica per la liberazione della Cristianità del peccato; a questa ragione fondamentale sarà da aggiungere l'essere il 300 multiplo di 3 e di 10, considerati numeri perfetti, e anche il coincidere di quell'anno con il 'colmo' dell'arco della sua vita I primi due canti, costituiscono l'impalcatura, la macchina del poema, e specialmente il primo, sono tutta una fitta trama di simboli e di motivi allegorici.
Un mondo, tutto concreto di fatti, di personaggi, sentimenti, pensieri, fantasie è ciò che Dante ha rappresentato nella Commedia con mirabile equilibrio spirituale, al quale rispondono, sul piano artistico, quell'equilibrio formale e quella concretezza espressiva.

Inferno da 34 Canti (1 di introduzione )

Purgatorio da 33 Canti

Paradiso da 33 Canti

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