L'arte di ottenere ragione
di Arthur Schopenhauer
I 38 stratagemmi
Stratagemma 1
L'ampliamento. Esagerare l'affermazione dell'avversario e restringere il più possibile la propria. Quanto più generale è l'affermazione tanto piu si presta a essere attaccata. Il rimedio è l'esatta enunciazionepuncti (del punto) o status controversiae (dello stato della controversia).
Stratagemma 2
Usare l'omonimia, estendendo l'affermazione a ciò che, puravendo lo stesso nome, nulla ha in comune con l'argomento, e confutarlo fingendo di avere confutato l'affermazione stessa.
Stratagemma 3
Prendere l'affermazione formulata Katal relative [in modo relativo], come se sia formulata in senso generale, o concepirla in un rapporto completamente diverso, confutandola in questo senso.
Stratagemma 4
Volendo trarre una conclusione, non la si lasci prevedere, si lasci ammettere le premesse singole, si nasconda il proprio gioco fino alla concessione di quanto occorre.
Stratagemma 5
A sostegno della propria tesi si possono adoperare premesse false, argomentando dal modo di pensare dell'avversario: il vero può seguire da false premesse, ma mai il falso da premesse vere.
Stratagemma 6
Si fa una dissimulata petitio principii, postulando ciò che si dovrebbe dimostrare.
Stratagemma 7
Procedere contro il proprio avversario interrogando, per concludere dalle sue stesse ammissioni la verità dell'affermazione, secondo il metodo erotematico (interrogatorio) o socratico usato dagli antichi.
Stratagemma 8
Provocare l'ira dell'avversario, turbandone il retto giudizio e la percezione del vantaggio.
Stratagemma 9
Porre le domande in modo disordinato per confondere l'avversario; utilizzare le sue risposte per conclusioni diverse o contrapposte.
Stratagemma 10
Se l'avversario nega intenzionalmente le domande, chiedere il contrario della tesi da utilizzare, o dargli da scegliere fra le due, affinché non noti quale tesi vogliamo da lui approvata.
Stratagemma 11
Se la nostra induzione poggia su singoli casi ammessi dall'avversario, noi dobbiamo introdurre la verità generale che nasce da quelli, come stabilita e ammessa, talvolta da lui stesso e dagli ascoltatori memori delle domande sui casi singoli orientati allo scopo.
Stratagemma 12
Discorrendo su un concetto generale senza un nome proprio, ma indicato con una similitudine, questa sia da noi scelta favorevole alla nostra affermazione.
Stratagemma 13
Per fargli ammettere una tesi, presentiamo all'avversario il suo esatto opposto, costringendolo così per non essere paradossale, ad accettare la nostra tesi, che appare invece molto probabile.
Stratagemma 14
Un brutto tiro si ha quando, sebbene alle nostre domande le risposte dell'avversario non siano favorevoli alla nostra conclusione, questa risulti dimostrata e trionfante. È uno stratagemma della fallacia non causae ut causae [inganno prodotto dall'assumere la non-causa come causa].
Stratagemma 15
Se ci imbarazza dimostrare una nostra tesi paradossale, presentiamo all'avversario qualche tesi corretta, come per ricavarne la dimostrazione. Se lui, dIffidente, la rlfiuta, lo portiamo ad absurdum e trionfiamo, o aggiungiamo lo stratagemma precedente a dimostrazione del nostro paradosso.
Stratagemma 16
Sarà possibile mettere in crisi l'avversario, controllando la contraddittorietà o meno di una sua affermazione oppure delle tesi di una scuola o setta da lui approvate o dei loro membri o della sua stessa condotta.
Stratagemma 17
Incalzati dall'avversario con una controprova, salviamoci con una disattnzione consentita da un doppio senso o da un doppio caso della questione.
Stratagemma 18
Dobbiamo impedire la conclusione di un'argomentazione vincente dell'avversario, deviando la disputa e conducendo ad altri test, ottenendo una mutatio controversiae (cambio del tema della controversia).
Stratagemma 19
Sollecitati dall'avversario a confutare qualche punto della sua affermazione, se non abbiamo da parte nostra nulla di adeguato, dobbiamo allora generalizzare la tesi e oppugnare tale generalizzazione.
Stratagemma 20
Interrogato l'avversario sulle premesse da lui ammesse, non chiediamogli la conclusione, che trarremo noi stessi anche in mancanza di talune premesse, applicando la fallacia non causae ut causae, di cui allo Stratagemma 14.
Stratagemma 21
Difronte a un argomento apparente o sofistico dell'avversario, anziché annullarlo per la sua capziosità e la sua fittizia apparenza, affrontiamolo con un contro-argomento apparente o sofistico per riuscire vincitori indipendentemente dalla verità.
Stratagemma 22
Respingiamo come petitio principii una cosa pretesa dall'avversario, dalla quale seguirebbe il problema dibattuto; lui e gli ascoltatori riterranno identica al problema una tesi a esso strettamente affine, e gli sottrarremo così il suo migliore argomento.
Stratagemma 23
Mediante la contraddizione e il diverbio possiamo indurre l'avversario a esagerare la sua affermazione eventualmente vera in sé, confutandola ci sembrerà di avere confutato la tesi originaria. Dobbiamo però evitare che l'avversario ci induca con Ia contraddizione a uscire dai limiti della nostra affermazione.
Stratagemma 24
L'abuso della consequenzialità forza a trarre dalla tesi avversaria mediante false conclusioni e concetti deformati, tesi estranee a essa e in contraddizione con se stesse o con verità riconosciute: ciò vale come una confutazione indiretta apagoge ed è ancora un'applicazione della fallacia non causae ut causae.
Stratagemma 25
Riguarda l'apagoge mediante una istanza exemplum in contrarium, la enaycoyn inductio formula una tesi universale da un gran numero di casi mentre lanwyna con un singolo caso discordante con la tesi la demolisce; esso si chiama istanza Evotaotic exemplum in contrarium. Nelle istanze dell'avversario dobbiamo però valutare: 1) se l'esempio è vero; 2) se rientra sotto il concetto della verità enunciata; 3) se è in contraddizione con essa.
Stratagemma 26
La retorsio argumenti si ha quando l'argomento usato dall'avversario in proprio favore è usato meglio contro di lui.
Stratagemma 27
Insistere su un argomento che susciti l'ira dell'avversario: segno che si è toccato il suo lato debole e che gli si può nuocere.
Stratagemma 28
Non avendo un argumentum ad rem o ad hominem, se ne farà uno ad auditores ignorantI: ai cui occhi l'avversario sarà sconfitto, specialmente se l'obiezione mette in ridicolo la sua affermazione.
Stratagemma 29
Se ci si accorge di essere battuti, si fa allora una diversione con qualcosa del tutto diverso, come se rientrasse nel tema e fosse un argomento contro l'avversario. Ciò accade con moderazione, quando la diversione riguarda in generale il thema quaestionis (tema della questione) con insolenza, quando riguarda soltanto l'avversario.
Stratagemma 30
L'argumentum ad verecundiam [argomento diretto al profondo rlspetto], anziché le ragioni, usa le autorità adeguate alle conoscenze dell'avversario, unusquisque mavult credere quam judicare [ognuno preferisce credere, che giudicare] dice Seneca (De vita beata). Soprattutto efficaci sono le autorità che l'avversario non comprende affatto. Gli incolti hanno un particolare rispetto per le frasi retoriche greche e latine, All'occorrenza, le autorità si possono alterare, falsificare, inventare. Si possono anche usare come autorità pregiudizi generali.
Stratagemma 31
Quando non si ha nulla da addurre contro le ragioni esposte dall' avversario, ci si dichiari con sottile ironia incompetenti.
Si usi questo stratagemma quando si è sicuri di godere presso gli ascoltatori di una stima maggiore rispetto all'avversario.
Stratagemma 32
Noi possiamo annullare o almeno rendere sospetta una affermazione a noi opposta dall'avversario, riportandola sotto una categoria odiosa, anche se essa è in relazione con questa soltanto attraverso una somiglianza o in modo non vincolante.
Stratagemma 33
Con il sofisma ciò può essere giusto in teoria, ma nella pratica è falso, si ammettono le ragioni, ma si negano le conseguenze, in contraddizione con la regola a ratione ad rationatum valer consequentia [dalla ragione all'effetto vale la conseguenza logica]: se questa non si verifica, vuol dire che c'è un errore o una omissione nella teoria.
Stratagemma 34
Se l'avversario non dà una risposta diretta a una domanda o a un argomento, ma è elusivo e vuole parare altrove, è segno certo che abbiamo colpito il suo punto debole, sul quale dobbiamo insistere.
Stratagemma 35
Questo stratagemma rende superflui tutti gli altri: anziché influire con ragioni sull'intelletto, si influisca con motivi sulla volontà, e l'avversario, come pure gli ascoltatori sono subito guadagnati alla nostra opinione, poiché pesa di più una briciola di volontà, che un quintale di ragione e di persuasione.
Stratagemma 36
Stupire e sconcertare l'avversario con un insensato torrente di parole, e impressionarlo gabellandogli una sciocchezza che suoni dotta o profonda, tale da privarlo dell'udito, della vista e del pensiero, spacciando ciò come la prova più incontestabile della propria tesi.
Stratagemma 37
Questo stratagemma dovrebbe essere uno dei primi. Anche se l'avversario ha ragione sull'argomento, ma sceglie per fortuna una cattiva prova a sostegno, ci riuscirà allora facile confutare questa prova, facendo passare ciò per una confutazione dell'argomento.
Ultimo stratagemma
Quando si nota che l'avversario è superiore e che si avrà torto, si diventi aggressivi, offensivi villani, passando dal tema della discussione alla persona del contendente (argurnenturn ad personam): è un appello delle forze dello spirito a quelle del corpo o all'animalità. L'unica controregola sicura è quella che già Aristotele dà nell'ultimo capitolo dei Topica: non disputare con il primo venuto, ma soltanto con coloro che disputano con ragioni e non in posizione di forza, e che apprezzano la verità anche dalla bocca dell'avversario. La disputa tuttavia, come attrito di teste, è spesso di reciproco vantaggio per la rettifica dei propri pensieri e anche per la produzione di nuove opinioni ma entrambi i contendenti devono essere, per dottrina e intelligenza, quasi allo stesso livello.
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