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Poesia di Caterina Corona
Terremoto in Irpinia
Era novembre domenica sera,
le diciannove batteva la sfera,
tutto ad un tratto un boato si intona,
e nei paesi il disastro si affiora.
Trema la terra in duecento paesi,
con gente morta, con gente illesa,
tutti gli alloggi cadevan distrutti,
la morte arriva, un poco per tutti.
Dieci secondi durati in eterno,
portano morte, portan l’inferno,
muoiono vecchi, ragazzi e bambini,
dentro le case, le chiese vicine.
Urla, lamenti arrivan di sotto,
cercano aiuto, con pianto dirotto,
tutta la notte e poi l’indomani,
scavan con ferri, scavan con mani.
Trovano un braccio, una mano, una gamba
manca la forza, nessuno che tenga
e dall’esterno l’aiuto s’incara,
corron veloci alla gente che implora.
Vivo terrore si stende nel mondo,
lasciando  in cuore un vuoto profondo,
e i militari per primi arrivati,
da tutto il mondo saranno aiutati.
Giunge Pertini nei luoghi distrutti,
visita case, visita tutti,
gli bagna il viso una lacrima amara,
mentre rincuora la gente che implora.
Piange un bimbo, cerca la mamma,
mentre una madre non trova la figlia,
ma i problemi non sono finiti,
vagar nel fango in mezzo ai detriti,
non hanno un tetto, non hanno più un muro.
Mentre li aspetta un’inverno più duro.
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