Il calcolo delle sillabe del verso obbedisce a regole che non sempre coincidono con quelle grammaticali: per questo si parla, per la poesia, di sillabe metriche, quelle che contano per definire il metro, la misura del verso.
Partiamo da un esempio, il primo verso della Divina Commedia di Dante:
Nel mezzo del cammin di nostra vita...
Tutta la Divina Commedia è scritta in endecasillabi (versi di undici sillabe); nel verso citato il calcolo delle sillabe è semplice, perché le sillabe metriche coincidono con quelle grammaticali:
Nel -mez -zo -del -cam -min -di -no -stra -vi -ta...
La coincidenza delle sillabe metriche con le grammaticali deriva da due circostanze: l'ultima parola del verso (vita) è piana (accentata sulla penultima sillaba) e sono assenti particolari figure metriche che, come vedremo, interferiscono nel computo sillabico.
Gli elementi da considerare nel calcolo delle sillabe metriche sono infatti due:
l 'accentazione della parola in fin di verso (tronca, piana o sdrucciola);
l'eventuale presenza di figure metriche.
Per quanto riguarda l' accentazione della parola in fin di verso, la regola è questa: - se la parola è piana (quindi in essa l'accento tonico cade sulla penultima sillaba), tutte le sillabe della parola stessa valgono come sillabe metriche;
-se la parola è sdrucciola (accento tonico sulla terzultima sillaba), si conta una sillaba metrica in meno rispetto alle sillabe grammaticali; - se la parola è tronca (accento tonico sull'ultima sillaba) si conta una sillaba metrica in più rispetto alle sillabe grammaticali.
Citiamo come esempio due settenari (versi di sette sillabe) tratti da Il Natale di Alessandro Manzoni:
Qual masso che dal vertice ha sette sillabe metriche, nonostante le sillabe grammaticali siano otto (Qual -mas -so - che -dal- ver -ti -ce), perché vertice è parola sdrucciola; in alto noi trarrà
ha anch'esso sette sillabe metriche, nonostante le sillabe grammaticali siano sei (in -al - to - nol - trar -rà), perché trarrà è parola tronca.