
Poesia di Nicola Verniere
L'inverno nel villaggio
L'Inverno si partì, ma nel cavagno
portava spine e cocole per dono,
e qualche riccio aperto di castagno.
Nella bisaccia: brontolii di tuono,
mazzetti di sverzini; le saette,
e le nubi raccolte sulle vette.
Scacciato come un ladro dalle porte,
corrucciato l'Inverno andava in giro,
disseminando le sue cose morte
velando l'aria e i vetri col respiro,
e gettando nel pozzo e nell'acquaio
lastre di cielo, lamine d'acciaio.
Alfine aprì la sacca e il cielo invase
con le nuvole, gonfie come otri:
le rotolava il vento sulle case,
sulle cime dei pioppi, dentro i botri:
allagarono a un tratto i dolci campi,
lacerati qui e lì da tuoni e lampi.
Ma le mani di Dio, le buone mani
che i semi benedicono e il lavoro,.
ruppero quelle nubi in fiocchi e brani
allo scardasso dalle punte d'oro,
in terra seminando neve e brina,
che nello staccio furono farina.
portava spine e cocole per dono,
e qualche riccio aperto di castagno.
Nella bisaccia: brontolii di tuono,
mazzetti di sverzini; le saette,
e le nubi raccolte sulle vette.
Scacciato come un ladro dalle porte,
corrucciato l'Inverno andava in giro,
disseminando le sue cose morte
velando l'aria e i vetri col respiro,
e gettando nel pozzo e nell'acquaio
lastre di cielo, lamine d'acciaio.
Alfine aprì la sacca e il cielo invase
con le nuvole, gonfie come otri:
le rotolava il vento sulle case,
sulle cime dei pioppi, dentro i botri:
allagarono a un tratto i dolci campi,
lacerati qui e lì da tuoni e lampi.
Ma le mani di Dio, le buone mani
che i semi benedicono e il lavoro,.
ruppero quelle nubi in fiocchi e brani
allo scardasso dalle punte d'oro,
in terra seminando neve e brina,
che nello staccio furono farina.