Poesia di Ugo Foscolo
La tempesta
Sparve il sereno, o Doride,
Dal ciel, già mugge il vento
Fra gli alberi, e succedono
Silenzio, orror, spavento.
Tutti gli augei si turbano
Entro i lor nidi ascosi,
Ove i concerti obbliano
De' canti armoniosi.
Sol vedesi la rondine,
Priva de' suoi compagni,
Rader la superficie
De' paludosi stagni.
Vien, Dori, vien: cerchiamoci
Salvar dalla tempesta,
Ve' quante rose chinano
La tenerella testa.
Sopra di loro il turbine
Tetre minacce ha sciolte,
Sembra che solo bramino
Esser da tue man colte.
Come all'aspetto tremano
Di lor vicina morte,
Le cogli, o Dori tenera,
Pria di sì 'nfausta sorte.
Spiri la gaia porpora
Delle lor foglie lievi
Del seno tuo purissimo
Su le ridenti nevi.
Ecco dal nembo torbido
In parte siam sicura,
Qual sotto questa pergola
Si temerà sventura?
Felicitade amabile!
In questo asilo ombroso
Ci attende di bei grappoli
Il succo delizioso.
Fiero Aquilone, or l'impeto
Del tuo furor qui puoi
Spiegar, e al sen di Doride
Torre anche il vel se vuoi.