Perchè il buon Dio vuole che esistano i poveri
Rainer Maria Rilke
La storia "Lo straniero", si è a tal segno diffusa che il signor maestro cammina per strada con un viso molto risentito. Posso capirlo. È sempre male per un maestro che i bambini sappiano d'un
tratto una cosa non raccontata da lui. n maestro deve essere, per rosi dire, l'unico buco della staccionata, traverso il quale si guarda nell'orto; ma se ci sono altri buchi, i bambini finiscono col passare ogni giorno da uno all'altro, per stancarsi alla fme di tutto quello che vedono.
Non avrei dovuto fare qui tale paragone, perché non ogni maestro è forse disposto ad essere un buco; ma il maestro di cui parlo, mio vicino di casa, ha appreso il paragone direttamente da me e l'ha definito in sommo grado appropriato. Se qualcuno fosse di opinione diversa, debbo dire che ritengo l'autorità del vicino decisiva.
In piedi davanti a me, si aggiustava di continuo gli occhiali e diceva:
« lo non so chi abbia raccontato questa storia ai bambini; ma in ogni modo è errato gravare la loro fantasia ed eccitarla con invenzioni tanto stravaganti. Si tratta di un genere di novella... »
« L 'ho sentita raccontare per caso », lo interruppi. (E cosi dicendo non mentivo, perché, in realtà, dopo quella sera, la storia mi era stata - di nuovo riferita dalla vicina di casa.)
« Ah! », fece il maestro: trovava la cosa facilmente comprensibile. :
«E cosa ne dice?»
Esitai, e quello continuò rapidamente:
« Anzitutto trovo deplorevole l'impiego libero e personale della materia religiosa, biblica in ispecie. Sappiamo che tutto questo è espresso nel catechismo in modo tale, da non potersi dire meglio...»
Ero sul punto di obiettare una cosa, ma mi ricordai all'ultimo momento che il signor maestro aveva detto "anzitutto"; e che quindi ora doveva seguire, secondo la grammatica e per la regolarità della frase, un "poi" e fors'anche un "e infine", prima che potessi permettermi di soggiungere qualche cosa. E cosi avvenne. Ma poiché il maestro ha partecipato anche ad altri (che non la dimenticheranno, come non ladimentico io} la stessa frase dalla costruzione impeccabile che riempirà di gioia tutti gli intenditori, mi basti qui indicare soltanto quello che, dopo la bella premessa di un «e infine", giunse come il finale di un' ouverture:
«E infne... (per tacere della concezione troppo fantastica) la materia non mi sembra abbastanza sviscerata né considerata da ogni lato.
Se avessi tempo per scrivere storie...»
« Le manca qualche cosa in quel racconto? », non potei fare a meno di interromperlo.
« Sì, mi manca qualche cosa. Dal punto di vista della critica letteraria, in certo qual modo.
Se mi permette di parlarle da collega... »
Non capivo che intendesse, e dissi con modestia:
«Lei è troppo buono; io non ho mai insegnato... »
Ma d'un tratto mi rammentai di una cosa; mi interruppi, e il maestro continuò, in tono un po' freddo:
«Per non dirne che una: non è possibile ammettere che Dio (se tanto si vuole entrare nelle ragioni di questa storia) che Dio, dunque, dicevo... che Dio non abbia ulteriormente tentato di vedere un uomo... così come è fatto, voglio dire... »
A questo punto credetti di potermi ancora conciliare le grazie del maestro. Accennai un inchino, e dissi: «Tutti sanno che lei ha dedicato attenzione (e, se così posso esprimermi, non senza essere corrisposto) alla questione sociale. » Il signor maestro sorrise.
«Orbene, posso allora pensare che quanto ho in animo di comunicarle non sia lontano dal suo interesse, dato anche che posso colle garlo alla sua ultima, penetrante osservazione. »
Il maestro mi guardò stupito.
«Perché Dio, forse...»
« Di fatto », confermai. «Iddio è in procinto di compiere un nuovo tentatIvo. »
«Davvero? », esclamò il maestro. «Ed è noto nei circoli autorizzati? »
«Al riguardo non posso ditle nulla di preciso », mi scusai, «non sono in rapporto con quei circoli, ma se lei volesse ascoltare lo stesso la mia breve storia... »
« Mi farebbe un grande favore. »
li maestro si tolse gli occhiali e pulì accuratamente le lenti, mentre i suoi occhi nudi si vergognavano.
lo cominciai: Una volta il buon Dio guardava una grande città.
Quando tutto quel movimento gli ebbe stancato gli occhi (contribul non poco anche la rete dei fili dettrici), decise di limitare il suo sguardo, per un poco, ad una sola alta casa, perché questo era molto meno faticoso.
Nello stesso istante si ricordò dd suo vecchio desiderio di vedere, una volta, un uomo vivo; e a tal fine i suoi sguardi si immersero, salendo a poco a poco, nelle finestre di ogni piano.
Le persone del primo (si trattava di un ricco commerciante con la famiglia) erano quasi
unicamente dei vestiti. Non solo tutte le parti dd loro corpo erano ricoperte di stoffe preziose, ma il taglio stesso degli abiti mostrava da più parti una forma tale che sotto sembrava non esserci più corpo. Al secondo piano non andava molto meglio.
Le persone dd terzo avevano addosso si assai meno, ma erano cosi sudicie, che Dio vide solo solchi grigi; e ndla sua bontà fu sul punto di comandare che diventassero fertili. Infine sotto il tetto, in una cameretta dal soffitto inclinato, il buon Dio trovò un uomo in una gabbana consunta, intento a impastare la creta.
«Ehi! », gli gridò. «Dove l'hai presa? »
Senza neppure togliersi la pipa di bocca, l'uomo borbottò:
«Sa il diavolo dove. Avrei preferito fare il calzolaio. Si sta seduti tutto il giorno, con un gran da fare... » E a tutte le altre domande del buon Dio l'uomo, che era di cattivo umore, non volle più rispondere. Finché un giorno non ricevette una voluminosa lettera dal borgomastro di quella città: allora, anche senza esserne stato richiesto, raccontò tutto al buon Dio. Da tanto non aveva ricevuto commissioni; e ora, d'un tratto, doveva fare una statua per il parco comunale, una
statua che doveva intitolarsi: "La Verità". L'artista lavorava giorno e notte in uno studio lontano, e nel buon Dio che lo osservava riaffiuivano numerosi, vecchi ricordi.
Non fosse stato ancora sempre arrabbiato con le sue mani, forse avrebbe ricominciato qualche cosa. Ma giunto il giorno in cui la statua chiamata" La Verità" doveva essere " trasportata al suo posto nd giardino, dove anche Di'o avrebbe potuto' vederla intera, scoppiò un grosso scandalo perché una commissione di consiglieri comunali, di professori e di altri influenti personaggi,
aveva richiesto che la figura dovesse essere almeno parzialmente rivestita, prima che il pubblico l'avesse sotto gli occhi. il buon Dio non capiva perché l'artista imprecasse tanto forte.
Consiglieri, professori e gli altri, lo hanno indotto a qud peccato, e il buon Dio penserà certo a loro... ma che tosse le è presa!
«È già passata », replicò il maestro con voce perfettamente chiara.
«Allora, mi rimane ancora un poco da riferirle. n buon Dio lasciò la casa e il parco comunale; e volle ritirare il suo sguardo con uno strattone, come si tira una lenza dall'acqua, per vedere se il pesce ha abboccato. Qualche cosa era veramente appesa: una casina con tanti uomini dentro, tutti molto poco vestiti, perché molto poveri. »
« È cosi dunque » pensò il buon Dio. « Gli uomini debbono essere poveri. Questi sono, mi sembra, già poveri; ma voglio farli tanto poveri, che non abbiano nemmeno una camicia da indossare. »
Cosi decise il buon Dio.
Qui misi un punto al mio discorso, per significare che avevo finito. il signor maestro non ne fu soddisfatto; trovava questa storia tanto poco compiuta e rifinita quanto la precedente.
«Si », mi scusai. Ora dovrebbe arrivare un poeta, per trovare una fantasiosa conclusione a questa storia: perché, veramente, essa non ha ancora una fine. »
«Vuole spiegarsi? », fece il signor maestro guardandomi attento.
«Ma caro signor maestro », gli ricordai, «come dimentica facilmente! Lei è pure nella direzione della locale Congregazione di Carità... »
«Si, da una decina d'anni; ma non vedo... »
«Ma si: lei e la sua Congregazione, sono loro a impedire il più delle volte che Dio raggiunga il suo scopo. Loro rivestono le persone... »
«La prego », replicò modestamente il maestro. «Si tratta solo di amore del prossimo; cosa graditissima a Dio. »
«Ah », chiesi ingenuamente, «e di questo si è convinti anche nei circoli autorizzati? »
«Certo. Nella mia veste di membro della presidenza della Congregazione di Carità mi è avvenuto di sentirmi tributare più di un elogio.
In confidenza: anche alla prossima promozione, si vuole dare alla mia attività in questo modo... capisce?»
il signor maestro arrossi pudicamente.
« I miei migliori auguri », dissi.
Ci porgemmo la mano; il signor maestro si allontanò con un passo tanto orgoglioso e misurato che, ne sono convinto, dovette arrivare a scuola in ritardo.
Potei in seguito sapere che una parte di questa storia (per quello che può essere adatta a bambini) venne lo stesso a conoscenza dei bambini. Il signor maestro l'avrà continuata lui, sino alla fine?