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Novembre in città
di Fausta Terni Cialente

Gli ultimi giorni d'autunno sono i più malinconici dell'anno.
Ancora non arriva l'inverno, che con quelle belle nevicate e i giochi dei ragazzi dà una
nota di allegria: tutto è grigio, sporco.
Da una terrazza di città, poi, non si vedono, nell'uniforme distesa dei tetti, delle altane, degli abbaini, altro che cose morte, qualche vaso con le pianticelle appassite, tende stracciate, mattoni un po' sbrecciati.
E' il momento di abbandonarsi ai sogni e di anticipare con la fantasia la bella stagione, quando anche lo squallido paesaggio di città sarà rallegrato dalle macchie vivaci dei fiori e i panni stesi al sole sembreranno tante bandiere sventolanti al vento di marzo.
Osserva con quanta finezza, nella pagina che riportiamo, la scrittrice, che è Fausta Temi Cialente, ricava dalla descrizione di una veduta che offre ben pochi spunti d'interesse una fitta rete di notazioni che riflettono soprattutto lo stato d'animo della bambina, Camilla, che guarda da dietro i vetri, malinconicamente.
Un colombo s'era posato sul parapetto della terrazza e Camilla lo vide quando dall'interno scostò le tendine sui vetri.
Era venuto come al solito a cercare le molliche di pane che lei spargeva sull'impiantito là fuori, ma il giorno prima se n'era dimenticata e adesso non avrebbe potuto farlo: i vecchi infissi della vecchia casa cigolavano e scricchiolavano terribilmente, e se avesse cercato di aprire quella portafinestra avrebbe destato Alba che forse dormiva ancora dietro il leggero tramezzo di regno e stuoia.
Anche quella persiana aveva dimenticato aperta durante la notte, così ora poteva veder spuntare l'aurora in un cielo che dietro il volteggiare ansioso del colombo le sembrava fermo e remoto.
« Alla metà di novembre il sole non sorge prima delle sette e mezzo, » pensò lasciando vagare lo sguardo pieno di rancore sui tetti vicini, sulle cupole delle chiese lontane. In fondo ai cortili, che di lassù non poteva vedere, erano sepolti i mesti alberi schelekiti; e la nebbia era proprio una nebbia milanese, d'un grigio sporco, filaccioso, i mattoni sconnessi della terrazza sembravano bagnati come se nella notte fosse piovuto. Contro il muretto scalcinato e verdastro di muffe stavano allineati i pochi vasi di terracotta da cui spuntavano magri e nudi gp steli, qualche misera foglia ancora ne pendeva, raggrinzita e cupa, e il rampicante attorcigliato all'asta di ferro sull'angolo del parapetto sembrava una scura matassa di rami contorti: nessuno l'avrebbe creduto ch'era invece un bel rosaio, carico nella buona stagione di rose scarlatte.
La buona stagione! L'inverno non era nemmeno cominciato, invece.

Nel calendario romano Novembre era il nono mese. Novembre era dedicato a Diana, dea della caccia. Nel calendario liturgico Novembre è consacrato al culto dei Defunti.
A Novembre continua la semina del frumento, delle fave, dell'orzo e della segala. 
Nei giardini fioriscono gli ultimi fiori: i crisantemi, gialli, viola, bianchi, dal profumo amaro. 


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