Poesia di Marino Moretti
Che malinconia!
Voglio cantare tutte l'ore grigie
in questa solitudine remota
mentre ripenso, pallida, a una gota,
mentre rivedo, piccola, un' effige.
Sei tu, sei tu, povera amante mia
di qualche pomeriggio provinciale
che vieni a darmi un poco del tuo male,
che vieni a farmi un po' di compagnia?
Vieni. Non ti dirò più che sei bella,
non ti dirò che t'amo e che sei mia.
Siediti: fammi un po' di compagnia.
Ti voglio bene come a mia sorella.
Voglio cantare tutte l'ore vane
che noi vivemmo insieme a quando a quando,
stretti, sperduti, mentre tu, tremando,
avevi lo sguardo umido di un cane.
Rammenti l'ore che buttammo via
in una chiesa di sobborgo, a sera,
presso una Santa Monica di cera
chc ci guardava? Che malinconia!
Rammenti l'ore che buttammo via
nella saletta d'una stazione?
Forse qualcuno le ha trovate buone,
e le ha raccolte... Che malinconia!
E l'ore che buttammo nella vasca
del pubblico giardino, o dolce amica,
ai pesci rossi insieme a qualche mica
che, non so come, mi trovavo in tasca?
Rammenti l'ore che buttammo via
nel corridoio di quell' ospedale
dove giaceva, e stava sempre male,
un tuo parente? Che malinconia!
E l'ore che cedemmo ai mendicanti
ciarlieri e ai venditori di castagne,
agli scaccini ed alle tue compagne,
a un soldato, a un ignoto, a tanti, a tanti...
Amica, e l'ore che buttammo via.
giuocando due cartelle in un salotto
da pranzo?.. E quella voce... «Cinquantott
tredici... ottanta...» Che malinconia!
E l'ore in cui ti vidi lacrimosa
a un tratto per la persistente nota
d'un pianoforte in una via remota,
d'una cornetta in una piazza erbosa?
Ora non piangi più: sono serene
le tue pupille innanzi al vecchio damo.
Egli non ti dirà: «Piccola, t'amo!»,
invece ti dirà «Ti voglio bene!».
E: «Pensi all' ore che buttammo via
nella pinacoteca?», ti dirà.
«Forse qualcuno le ritroverà
presso una Flora o presso una Maria,
fra un Dolci e un Lippi...». Che malinconi
da Poesie scritte col lapis