Poesia di Giovanni Pascoli
Sconforto
Gesù, per le città, per le castella
andava lungo il limpido Giordano,
predicando la sua buona novella.
E cui sul capo Egli imponea la mano,
e cui diceva la sua parola vera,
cieco, ossesso, lebbroso, ecco era sano.!
Ed il dolore al suo passar non era
più. Ma gran pianto era al suo lento arrivo
moveva a l’alba e si fermava a sera.
A sera stanco il figlio del Dio vivo,
come lavoratore, era, ma pago;
e s’assideva al tronco d’un olivo,
guardando al cielo. E subito il suo vago
occhio abbassava, chè s’udiva intorno
come l’immenso mormorio d’un lago.
Ecco, e vedeva, al fine del suo giorno,
turbe infinite sotto il ciel vermiglio,
ch’attendean sua venuta o suo ritorno.
E giacevan nei solchi, sopra il ciglio
dei fossi, per le vie, pecore sparse
senza pastore. E tu gemevi, o figlio
di Dio «Troppa è la messe e l’opre scarse!»