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  Poesia di Giovanni Pascoli
La tessitrice

Mi son seduto su la panchetta
come una volta... quanti anni fa?
Ella come una volta, s'è stretta
.su la panchetta.

 E non il suono d'una parola;
solo un sorriso tutto pietà.
La bianca mano lascia la spola.

Piango, e le dico: Come ho potuto,
dolce mio bene, partir da te?
 Piange, e mi dice d'un cenno muto:
Come hai potuto?

Con un sospiro quindi la cassa
tira del muto pettine a sé.
Muta la spola passa e ripassa.

Piango, e le chiedo: Perché non suona
dunque l'arguto pettine più?
Ella mi fissa timida e buona:
Perché non suona?

E piange, e piange Mio dolce amore,
 non t'hanno detto? non lo sai tu?
lo non son viva che nel tuo cuore.

Morta? Sì, morta! Se tesso, tesso
per te soltanto; come, non so:
in questa tela, sotto il cipresso,
 accanto alfine ti dormirò.

da Canti di Castelvecchio 

La vita personale di Giovanni Pascoli non fu serena né felice: colpito da molti lutti e tragedie familiari, visse in solitudine, l'animo rivolto verso il passato verso le care memorie familiari, sognando o rimpiangendo ciò che non era stato i legami non avuti i sentimenti non vissuti. Qui al ritorno dopo molti anni al paese natale, San Mauro, ricerca ma inutilmente, una donna amata in gioventù anche in questa lirica il tema è quello della perdita degli affetti più cari.
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