Poeti Emergenti -
Poesia di Gabriele -
Parkinson & parkinson
Signora Verbasi, a parte che c'è parkinson& parkinson!
In me, l'impetuoso parkinson ha dilapidato tutta la gioia della felicità
che se va via dal mio ricordo non lascerebbe nell'aria alcun alone di nostalgia
neanche nella mia "fantastica famiglia"in penuria d'allegria.
Degradato nella dignità di uomo depredato nell'onore, non sono più niente
per nessuno forse, un uovo rotto di qualche cornacchia di cioccolata fondente
a pasqua, invece del cranio fregato stò in tre D nel cervello per preso possesso
m'ha soppresso la destra e, nelle vicinanze della sinistra resisto al doppione
dove convive l'anima mia in un corpo fallito emiparkinsoniano.
Feroce il morbo corrode muriatico nel corpo con tutte le intenzioni, lugubre
ci gioca, t'ingrassa poi nel fare tutto distrugge delle idee. Non so che dire… anzi,
non posso dire, "provare per credere" non sarebbe umano, Vero? Signora Verbasi!
Se male accompagnato sono è meglio vivere da solo per avere le basi
giuste per combattere una simile inopportuna compagnia.
Non è una normale malattia curata ch'evolve verso la guarigione certa
è un morbo neurologico curato nel dolore che va verso la morte certo,
più dignitoso di questo mio vivere… nel possesso dei primi anni è un gioco
che poi indelebile si fa serio troppo inquina il tuo scrivere, squallida
i desideri i pensieri tutto inquina è un casino di sogni irrealizzati.
Disabile, sono un'ombra, zombi d'una persona umana ex uomo
dimenticato braccato abile dal tempo che non mi accetta più.