Poeti Emergenti
Poesia di Gabriele
Diamine!
Il manifesto elettorale così riassume:
«Pane al pane, vino al vino»,
Eeh il lavoro… ooh Dio!
In giro c'è un bisogno pazzesco di lavorare. Disoccupati!
Sì, siam cefali d'acqua dolce presi in giro a pesci in faccia
dallo spread che nella paura, porta la fame… popolare.
Eeh, si muore di fame!!! In mancanza del sonno per riposare,
per non impazzire, con la mente per stare impegnato…
per come fare con la vita da vivere, senza ammazzare.
Non far cazzate pure tu laureato in scienze politiche
della povertà urbana, drogato eroenomade di ideali
che cambiano idea di ora in ora per avere un'eroenomina
giusto per chiudere le liste sicuramente politiche…
fino all'ultimo minuto, per il voto, con le polemiche
vài alla ricerca la notte al lume pure delle cinquestelle
per un lavoro dovuto… cioè comprato? Per sua natura, Sì!
con la specializzazione in carità sociale… alfin il fatto matura.
Esodato, dallo stato morsicato non ti sentir emarginato
perché in te trovi gli strumenti interiori nella quiete vai
della campagna per lavorare, sei un'intensivo agricoltore,
riciclato allevatore d'anime… diamine!
In campagna si respira nuove ere per vere emozioni… allora
sono loro i polmoni del risentimento inaridito nelle città…
non si sogna più i pensieri belli, son brutti per tutti una rogna,
maschi e femmine.
Mah dov'è che si vive in campagna? Per terra è tutto cemento.
Ahimè!
se è quella elettorale, lì, si coltiva di tutto e in poco tempo
matura … i suoi frutti favolosi! Così concepiti.
Quelli consapevoli, son dovuti per corruzione ricevuta.
Basta strofinar dell'amor cortese per la politica che, coloro
deputati da noi, senza onor si rimangiano la coda degli impegni
presi, precisi per migliorar la viltà della povera gente frustrata,
son quelli che hanno dato il voto per essere aiutati… purtroppo!
In democrazia: chi prima arriva mangia sazio nel piatto pronto elettorale.
Poi, non sfama più nessuno dopo, sul piatto vuoto sventola la scheda bianca.