Poesia di Federico Garcia Lorca
Cicala
Cicala!
Felice te,
che sopra il letto di terra
muori ubriaca di luce...
La luce è Dio che discende,
e il sole
breccia per dove si filtra.
Cicala!
Felice te!
Ché senti nell'agonia
tutto il peso dell'azzurro...
...tu, cicala assorta,
sonorità spargendo, muori
e resti trasfigurata
in suono e luce celeste.
Cicala!
Stella sonora
sopra i campi addormentati,
vecchia amica delle rane
e dei grilli oscuri,
tu hai sepolcri d'oro
nei raggi vibranti
del sole che dolce ti ferisce
nel vigore dell'estate,
e il sole si porta la tua anima
per furIa luce.
Il grande Garcia Lorca, presenta la cicala come un piccolo essere innamorato e assetato del puro splendore del sole, tanto da: lasciarsi ferire e uccidere dai suoi raggi cocenti per sentirsi trasfigurare in luce, quella luce che è l'essenza stessa di Dio che penetra fino a noi attraverso il Sole come per una breçcia aperta nel cielo.
Prodiga di quel canto che si dona spontaneo e gratuito, la cicala appare quindi, agli occhi del poeta, come il simbolo dell' ansia di purificazione che spinge gli uomini alle più alte conquiste dello spirito.
da Canti gitani e andalusi .