Poesia di Corrado Govoni
Afa
Nel cielo soffii di deserto passano,
la sera violacea viene;
nel giardino le belle rose muoiono
olimpicamente serene.
E là nei campi di frumento plumbeo
si sentono orrendi fragori;
come uccellacci d'inferno fantastici
svolazzano rossi bagliori.
È lo scoppio dell'uragano. Franano
le nere valanghe del tuono;
la pioggia che rimbalza sulle tegole
produce un dolcissimo suono.
Fulminei nel cielo si stiracchiano
diabolici metri di fuoco;
sopra zuffe di nuvole si squassano
bandiere stracciate di croco.
Passa la raffica. Sul fienil madido
lucente d'un rosso più vivo
all'improvviso s'apre il fresco circolo
dell'arcobaleno sportivo.
Ma non è pace; se quassù è già limpido
e stemprasi l'arco, sottile,
laggiù come uno spegnitoio livido
profilasi il bel campanile.
ed un oscuro all'orizzonte seguita
percorso da un sordo romore,
come in un cuor che ha perdonato restano
residui di amaro livore.
Sul cimitero spensierato, tremule
s'accendon le stelle incorrotte,
s'accendon le fosforescenti lucciole,
e cade la splendida notte.
Oh dolce spalancar le imposte al turbine
e prima di mettersi a letto
indugiarsi col vento in faccia a attendere
danzare laggiù sopra un tetto
le incandescenti vertebre dei fulmini
e chiudersi e aprirsi nei campi
su panorami candidi di nuvole
le brecce turchine dei lampi!
da Poesie elettriche 1911