Poesia di Catullo
A Sirmione
O Sirmio, fior di tutte le penisole
e l'isole che il duplice Nettuno
da chiari laghi e dal gran mar protende,
con che brama gioiosa a te ritorno!
Dunque la Tinia ed il bitinio suolo
proprio ho lasciati e salvo io ti riveggo?
Oh come è dolce, senza più travagli,
por giù il peso dell'animo, e alla nostra
casa tornare dalle vie del mondo
a riposar nel sospirato letto!
Questo è sol premio a tanti affanni. Oh salve,
Sirmio gentil! Del signor tuo gioisci,
e voi gioite, onde del lidio lago!
Tutte ridete, o risa della villa!
La casa talvolta con la sua monotonia, se a lungo viviamo in essa, può annoiarci, ma, quando dopo un lungo viaggio vi ritorniamo, allora appare m una luce meravigliosa e la guardiamo con gli occhi incerti tra nostalgiche lagrime e gioioso riso. Così avvenne a Catullo, il più grande poeta latino dell'età di Cesare e di Cicerone: lasciata la casa paterna di Sirmione sul lago di Garda, giovanissimo visse e studiò in Roma, dove conobbe la gioia e la tristezza dell'amore e dell'amicizia; partecipò ad una spedizione militare in Asia Minore, donde tornò con l'animo stanco e deluso desideroso di trovare riposo nftlla sua villa, dopo aver risalito il Po con una veloce barca.
Agli occhi lieti del giovane poeta le pareti domestiche, le onde del lago, tutti gli oggetti della casa si animano di quella letizia che traspare da ogni suo accento e da ogni suo atto; la natura stessa sembra sorridere.
Poi sulle onde del lago torneranno inquietanti immagini che turberanno il poeta e lo ricondurranno alla vita tumultuosa di Roma.