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tevere
Poesia di Auro D'Alba
Contro il Tevere 

Fra i lividi ponti 
che sono le cravatte provinciali 
di cui s'adorna in bianco e in grigio 
sciorina le sue cantilene melmose 
nelle serenità domenicali. 
Ma nessuno conosce il carnasciale notturno 
che sotto le triplici gole 
degli archi sonanti 
si svolge alla sordina 
sotto un cielo a pendagli a sonagli. 
Tutte le vecchie canzoni 
dei bassi rioni 
raccoglie e riscatta 
nei suoi nodi di biscia rattratta - 
tutte le malinconie 
dei terrazzani
le litanie dei pievani

le grida delle scolte
le risa dei lupanari
le nostalgie dei tisici
la febbre dei sobborghi
gli amori delle panchine
i salmi degli anacoreti
gl'inni delle pagode sacre a Giuda
le risse incendiarie dei bassifondi
le bestemmie degli angiporti
la putrefazione dei morti:
tutto raccoglie nei suoi gorghi profondi.
Rintrona il passo dei becchini
- gendarmi della morte -
sulla piazzetta della Morgue -
nell'urna come in gondola
si dondola
l'affogato che odia la morte
e vomita la vita dagli occhi e dalla gola
mentre le sentinelle
accompagnano lo sbadiglio delle porte
ad ogni cadavere che passa
con una spaventevole nenia sempre
uguale:
sputo vino tabacco
itterizia libidine amara.
Sulla piazza è l'insegna-
d'una ditta: - «Liquori» -
una croce diritta
appesa a un gancio - quarto di luna
incandescente
sta come un' alabarda spezzata
in due
forse dimenticata
da uno svizzero latitante.
II
Vespro. Sotto un cielo che assiste
alla sanguinosa ritirata del sole
sguscia guardingo
oltre la cupa mole vaticana
e ne lambe coi marmi le sciagure -
verdastro di bile si scaglia
contro il Milite repubblicano
ma teme l'aperta battaglia
e riprende la rotta verso il mar pacifista
tesa la pancia idropica
rinsanguata dalla piena invernale.
O fiume - enorme vena sepolcrale
sul ventre infermo della città morta -
carnefice di fiacche geniture
che in te saziano le anemiche arsure
della vita-
ti sei mai chiesto quante tombe
senza nome e scrittura
s'aprono quando squillano le trombe
di San Francesco a Ripa?
T'odio, maestro di necrofilia!
per il fascino vischioso della tua melma
gialla -
per il fetore di stalla
che da' tuoi gorghi sale:
- odor di funerale acre basilicale
bava bava bava -
per il grido convulso di chi ti bevve
sino a vuotarsi l'anima
per i tuoi gonfaloni barbarici
per il plumbeo fanale di San Bartolomeo
sbocciato come un crisantemo giallo
sulla fronte spettrale dei suicidi
per le collane di lumi a gas
simmetriche sui seni dei tuoi ponti
per i tuoi muraglioni soldateschi
- quadrati granatieri di Sardegna
saldi nella consegna -
che mi vietano la rappresentazione
dell'ultima romana inondazione.

da Baionette

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