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Favola di Lev Tolstoj
Le cimici

Una sera mi fermai in un albergo per passarvi la notte.
Prima di andare a dormire, presi una candela ed esaminai ben bene gli angoli del letto e le pareti della camera. Mi accorsi con disappunto che vi erano cimici dappertutto.
Allora pensai al modo di sfuggire al tormento delle loro punture.
Avevo portato con me una branda da viaggio, ma sapevo che, anche se l'avessi collocata nel mezzo della camera, le cimici sarebbero discese dalle pareti e vi si sarebbero arrampicate.
Allora chiesi al padrone di prestarmi quattro ciotole di legno.
Le riempii di acqua, poi immersi ciascun piede della branda in una ciotola.
Quindi mi coricai.
Posai la candela sul pavimento e rimasi a osservare le cimici, curioso di vedere ciò che avrebbero fatto. Ce n'erano molte avevano già avvertito la mia presenza, perché le vidi avanzare sul pavimento e arrampicarsi sulle ciotole di legno.
Alcune caddero nell'acqua, altre tornarono indietro.
«Sono stato più furbo di voi» pensavo tutto soddisfatto. «Non mi potete raggiungere...»
E stavo già per spegnere la candela, quando mi sentii pungere.
Gettai all'indietro le coperte e mi misi a esaminare attentamente la branda.
E che vidi? Una cimice. Subito dopo ne trovai un'altra.
Allora mi sforzai di capire come avessero fatto quelle impertinenti bestiole a venire sulla mia branda.
Per molto tempo non riuscii a trovare una spiegazione.
Finalmente alzai per caso gli occhi al soffitto e vidi una cimice che, giunta proprio sopra la mia branda, vi si lasciava cadere.
Maledizione! esclamai. Nessuno può vincere la vostra astuzia...
Indossai la mia pelliccia e per quella notte dormii all'aperto.

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