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Lu me' paìsi  - Il mio paese
di Otello Profazio 

L'Italia dei dialetti - Calabria 

C'è un campanili

a lu me' paìsi,
a lu me' paìsi,
e'c'è 'nu Cristu in cruci
a lu me' paìsi,
a lu me' paìsi.
Lu suli, a lu me' paìsi,
accarizza tutti li casi bassi;
e bacia li zappaturi senza terra,
a lu me' paìsi.
Li genti, a lu me' paìsi,
non hannu pani,
non hannu pani;
pe' iddhi non ci sta oggi,
non ci sta oggi,
non c'è domani.
Lu populu è convintu,
a lu me' paìsi;
a lu me' paìsi,
chi un jornu Cristu scindi di la cruci;
ddhu jornu 'u sacerdoti
non dici missa,
non dici missa;
lu sagrestanu non sona li campani.

Traduzione Italiano
Il mio paese

C'è un campanile
al mio paese,
al mio paese;
e c'è un Cristo in croce
al mio paese,
al mio paese, ".,
Il sole, al mio paese,
accarezza tutte le case basse;
e bacia gli zappatori senza terra,
al mio paese.
La gente, al mio paese,
non ha pane,
non ha pane,
per lei non c'è oggi,
non c'è oggi,
non c'è domani.
Il popolo è convinto,
al mio paese,
al mio paese,
che un giorno Cristo scenderà dalla croce;
quel giorno il sacerdote
non dirà messa,
non dirà messa;
il sacrestano non suonerà le campane.

I poveri, gli infelici, gli sfruttati, per continuare a sperare, e a vivere, hanno a volte bisogno di credere che prima o poi un qualche miracolo rivoluzionerà il mondo che li attornia e lo renderà migliore, più giusto. Così, in questa canzone di Profazio, gli abitanti di un borgo calabrese sono convinti che un giorno il Cristo in croce dietro l'altare della chiesa scenderà nelle strade, camminerà lungo le « case basse », incontro a « li zappaturi senza terra », a tutti coloro per i quali « non ci sta oggi, / non c'è domani », e realizzerà finalmente il loro sogno di giustizia.

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